Nel mondo di oggi, dove il lavoro è dinamico e flessibile, abbiamo bisogno di spazi che sappiano rispondere ai mutamenti e agli eventi imprevisti che talvolta possono riguardare l’attività professionale. È necessario, dunque, adottare una nuova visione progettuale e architettonica che si allontani dalla riproduzione di ambienti rigidi, incapaci di accogliere le mutate necessità e dunque fragili nella loro indeformabilità. L’obiettivo è la ricerca di un equilibrio tecnologico, sociale, ambientale e culturale.

L’architettura resiliente volge la propria attenzione verso un ideale di adattabilità e modificazione, in un dialogo continuo con gli elementi del contesto, con il fine di generare un ambiente di qualità che sappia coniugare l’efficienza energetica con l’inclusione dei bisogni di chi la vive. Una progettazione adattativa deve ricercare un rapporto di coevoluzione con il mondo del lavoro e ricalcarne anche la dimensione valoriale e culturale.

Basti pensare al modo in cui la pandemia ha stravolto l’organizzazione del lavoro e le dinamiche sociali e relazionali. Il lavoro da remoto ha costituito un’opportunità per molte aziende che hanno potuto, in questo modo, dare continuità alla propria attività. La possibilità di svolgere le proprie mansioni da qualsiasi postazione apre le porte ad ambienti di lavoro plasmati non più intorno alla funzione, ma intorno alla persona.

Anche il modo di intendere gli spazi collettivi e di condivisione è cambiato, in un’ottica che garantisce la sicurezza e la distanza ma non la divisione. Sale riunioni, aree di attesa e di conversazione si allontanano ora dall’idea di privacy associata all’isolamento individuale, e vanno quindi ripensate in una nuova ottica.

Ma come può l’architettura rivolgersi a questo tipo di “varietà spaziale”? Come l’architetto si può porre nei confronti di un uso che non è più rigido ma sfugge da una vincolante codifica spaziale?

Progettare con un focus sulle potenzialità future è la chiave. Non vincolare il design allo stretto utilizzo presente, ma immaginare la versatilità degli ambienti, ipotizzare la loro riconversione e comprendere che la vera flessibilità spaziale non passa dalla rigidità delle forme architettoniche ma dalla loro apertura ed elasticità.

Progettare in questo modo non è sicuramente cosa semplice: sono richieste competenze tecniche e sociali che sappiano prendere in considerazione le situazioni potenziali, gestire una quantità elevata di informazioni e cercare di mediare le esigenze di tutti gli stakeholder.

L’approccio di NOST Architetti mira alla realizzazione di progetti fortemente adattabili e dinamici, focalizzandosi al contempo sulla qualità dell’abitare, sulle necessità reali di progettazione e su un pragmatico approccio green.